PERCHE' ABOLIRE LA PROPRIETA' PRIVATA?
Che diritto possono
arrogarsi i comunisti di abolire la proprietà privata? Tutto risulta più chiaro
se ci chiediamo preventivamente: che diritto si ha di avere una proprietà
privata? In base a quale norma si può dire che una cosa è nostra e solo nostra,
precludendola a tutti gli altri uomini? Quale è il diritto che sta alla base e
legittima l’appropriarsi di terre, di frutti e, in ultima analisi, dei mezzi di
produzione? Marx fa notare, in un passo de “L’ideologia tedesca”, che “ l’economia politica parte dal fatto della proprietà
privata. Non ce la spiega. ” Ciò significa che la proprietà è sempre stata
considerata alla stregua di un postulato, ovvero la si è sempre accettata
acriticamente, come un qualcosa che non necessita di spiegazioni. Proprio come
la religione poggia sul postulato dell’esistenza di Dio, così l’economia si è,
da sempre, fondata sul postulato della legittimità della proprietà privata e,
in modo analogo alla religione, il postulato costitutivo su cui poggia è sempre
più andato circondandosi di un alone mistico e solenne , a tal punto che nella
società borghese vigente non vi è alcun reato più sacrilego che mettere in
discussione la proprietà privata. Se tuttavia conduciamo un’analisi storica,
non possiamo non pervenire allo sconcertante risultato che la proprietà privata
nasce come vero e proprio furto con cui ci si appropria indebitamente di ciò
che in origine era un bene collettivo, ovvero non era di nessuno o, se
preferiamo, era di tutti.
Possiamo avvalorare questa tesi, per smentire coloro
i quali la riterranno una mera aberrazione mentale, adducendo un esempio
particolarmente significativo: nell’Inghilterra del Cinquecento, si verificò in
tutta la sua drammaticità il fenomeno delle “enclosures”, delle recinzioni
delle terre, che venivano sottratte al regime dell’ “openfield” con le sue
pratiche comunitarie; talvolta le recinzioni (che avvenivano quasi sempre con
metodi violenti e brutali) investirono anche le terre incolte considerate dai
villaggi, da tempo immemorabile, come proprietà collettiva per i pascoli. A
questo punto qualcuno obietterà che, pur ammettendo che la proprietà privata
affondi le sue radici in un furto, resta pur sempre vero che solamente quando
si è proprietari a pieno titolo di una terra la si lavora al massimo per farla
fruttare il più possibile, producendo in tal modo più cibo e benessere per
tutti; quando invece manca la proprietà effettiva, viene anche meno l’interesse
a far fruttare al meglio una terra che non è propria. Ma quest’osservazione non
fa fronte al problema di fondo: si tratta sempre e comunque di un furto,
produttivo o non produttivo che sia. In modo lucido e brillante, Marx stesso,
nel “Manifesto del partito comunista”, risponde a questa critica: “ è stato obiettato che, con la soppressione della
proprietà privata, cesserà ogni attività e si diffonderà una pigrizia generale.
Se così fosse, la società borghese sarebbe da parecchio tempo andata in rovina
a causa dell'indolenza, dal momento che in essa chi lavora non guadagna e chi
guadagna non lavora. ” Altra accusa che viene sprezzantemente mossa ai
comunisti è di voler sottrarre la proprietà ai più ricchi per poi, anziché
ridistribuirla ai più poveri, tenersela: quest’accusa, che ignora totalmente i
princìpi marxisti che alimentano il comunismo, non tiene conto che i comunisti
non si propongono di realizzare una distribuzione più equa della proprietà
privata (come invece ha ritenuto più volte giusto fare la borghesia), poiché
così facendo si resterebbe sempre nell’alveo della tradizione borghese e della
sua convinzione della sacralità della proprietà privata. Si tratta, viceversa,
non di redistribuire, bensì di eliminare la proprietà privata, anche perché,
limitandosi a redistribuirla, essa continuerebbe ad esistere nella sua forma di
furto. In conclusione, alla domanda “che diritto si ha di abolire la proprietà
privata?” si può rispondere che il diritto a cui si fa appello è lo stesso a
cui si richiamano coloro ai danni del quale è stato perpetrato un furto e che
chiedono che ad esso venga posto un riparo. E come si fa ad abbattere la
proprietà privata? Con la rivoluzione: e a tal proposito Marx dice che “ per trasformare la proprietà privata e
spezzettata, oggetto del lavoro individuale, in proprietà capitalistica,
occorsero naturalmente più tempo, sforzi e sofferenze di quanto non ne esigerà
la metamorfosi in proprietà sociale della proprietà capitalistica, che di fatto
si basa già su un modo di produzione collettivo. Là si trattava della
espropriazione della massa da parte di alcuni espropriatori; qui si tratta dell'espropriazione
di alcuni usurpatori da parte della massa ”. Per citare le parole che Marx spende in merito
nel celebre “Manifesto del partito comunista”: “ Voi inorridite perché noi vogliamo eliminare la
proprietà privata. Ma nella vostra società esistente la proprietà privata è
abolita per i nove decimi dei suoi membri; anzi, essa esiste proprio in quanto
non esiste per quei nove decimi. Voi ci rimproverate dunque di voler abolire
una proprietà che ha per condizione necessaria la mancanza di proprietà per la
stragrande maggioranza della società. ”
Se a qualcuno venisse in mente di appropriarsi del mio appartamento lo ucciderei!
RispondiEliminaUn abbraccione e buon venerdì!
Allora io avrei paura solo a provarci =D
RispondiEliminaGrazie di essere passata, un abbraccio anche a te :)
beh, secondo me ormai quello che fatto è fatto, però come ragionamento di base non è sbagliato...
RispondiEliminaIo non credo alla frase: "Quello che è fatto è fatto"... Si può sempre rimediare, andare avanti e cambiare... Niente deve per forza rimanere com'è, anzi... se non ci piace, motivo in più per cambiarla :)
RispondiEliminae allora andiamo a riprenderci l'appartamento di Kylie =D
RispondiEliminaCiao! ti piacerebbe vincere 300 euro da spendere in shopping?
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