Sogno una terra dove i colori si possano unire senza pregiudizio alcuno, dando vita ad incantevoli sfumature...

lunedì 10 ottobre 2011

"Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni" (Karl Marx) - I PARTE

Citazione fantastica vero??? ^__^
Eh si, secondo me Karl Marx era veramente un genio!!
Fin da quando l'ho sfogliato, letto, sottolineato e studiato in filosofia al liceo, Marx, il Marxismo e la Teoria Marxista mi hanno sempre interessato ed incuriosito. Ultimamente mi sono circondata di vari articoli di giornali e tra Wikipedia e qualche altro sito trovato su internet, ho cercato di saperne di più, di approfondire la mia scarsa e superficiale conoscenza di questo argomento... E devo ammettere che ho trovato del materiale molto interessante che avrei piacere a condividere con voi!!
Premetto che il mio è uno studio da autodidatta quindi, anche se è tutto materiale ufficiale, non vi garantisco che ne uscirà un post impeccabile... visto che alla fine è pur sempre frutto delle mie dita che corrono sulla tastiera ^__^
Altra piccola premessa altrettanto importante, visto l'argomento MOLTO vasto, dividerò il tutto in varie parti... ma soprattutto ci tenevo a dirvi che non riuscirò a toccare proprio tutti i punti, quindi mi scuso fin da subito se non sarò del tutto esauriente...
Non avete idea in che "Cervellone" mi sto andando ad inoltrare, il materiale da lui trattato è talmente vasto, approfondito e complicato che non basterebbe neanche tutto il blog per riuscire ad affrontarlo interamente... E sinceramente, anche se la mia curiosità è molta, non lo è abbastanza da uccidermi di lavoro... perché è quello che ci vorrebbe, e già così diciamo che ne ho di materiale da studiare =D Quindi mi limiterò ad affrontare gli argomenti per me più interessanti!!
Direi di iniziare dalla parte più pallosa, che dite??
Si, lo so... Diciamo che è quello che si studia a scuola, ma purtroppo è necessario come base per poter poi affrontare le prossime parti... Quindi ci tocca ^__^
Parlerò, in questa prima puntata (ihihihihXD... eh si questo ne implica molte altre, come vi avevo anticipato!! Quante volte, fino ad ora, mi avrete mandato a quel paese??? Vi avviso, è solo l'inizio ^__^ ...u.ù Adesso mi permetto anche di minacciare, mi sa che mi sto dando la zappa sui piedi =D) 
OK, mi sono ufficialmente persa!! ^__^
Dicevamo che.....mmmhh.... adesso la faccio finita e vi dirò finalmente di cosa parlerò =D
Farò un excursus generale del suo pensiero, giusto per sapere in linea di massima cosa diceva e quindi avere anche un'idea un po' più chiara di cosa sia il Marxismo!! Poi le prossime volte passerò ad esaminare argomenti più particolari...
Buona lettura :)
P.S. Spero vivamente di non annoiarvi!! =D


IL MARXISMO SCIENZA DEL PROLETARIATO

Parlare di Karl Marx significa parlare del Marxismo. Il marxismo è una scienza, è la scienza del proletariato: la concezione teorica scientifica organica del proletariato. E' un'analisi globale della società che vuole "tradurre in atto quell'incontro tra realtà e razionalità che Hegel aveva solo pensato e che Marx si propone invece di attuare con la prassi, mediante l'edificazione di una nuova società".
Il marxismo non è una filosofia, è innanzitutto le scienze positive e naturali.
Marx pone alla base della storia il LAVORO, che è ciò che distingue l'uomo dall'animale.
La storia si configura, dunque, come un processo di produzione in cui bisogna individuare due elementi fondamentali:
  •  le forze produttive (gli uomini che producono, il modo in cui producono e i mezzi di cui si servono per produrre)
  • i rapporti di produzione (le relazioni che si instaurano fra gli individui durante la produzione).

Questi due elementi costituiscono la struttura della società; la struttura rappresenta "la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura politica e giuridica e alla quale corrispondono determinate forme della coscienza sociale" (Marx).
Lo sviluppo delle forze produttive è molto più rapido di quello dei rapporti di produzione e questo causa periodicamente dei contrasti fra i due elementi, che generano un’epoca di rivoluzione sociale. Le prime sono incarnate normalmente da una classe in ascesa, che finisce per prevalere sulla classe dominante in declino e imporre nuovi rapporti di produzione.
La borghesia è arrivata al potere spodestando l’aristocrazia; ha però creato un sistema, quello capitalista, che si basa su forze produttive sociali (perché la produzione è il frutto del lavoro collettivo dei dipendenti nella fabbrica). Tali forze produttive contrastano con i rapporti di produzione privatistici e da questo contrasto avrà origine la rivoluzione comunista mondiale, ad opera del proletariato.
Il Marxismo divenne la teoria dominante del movimento socialista in quanto fu in grado di rivelare convincentemente la struttura sfruttatrice della società capitalista e simultaneamente fu in grado di svelare i limiti storici di questo particolare stile di produzione. Il segreto del vasto sviluppo del capitalismo – cioè, il costante aumento dello sfruttamento della forza lavoro – era anche il segreto delle varie difficoltà che lo indirizzavano verso la sua disfatta finale. Il “Capitale” di Marx, impiegando metodi d’analisi scientifica, fu in grado di offrire una teoria che sintetizzava la lotta di classe e le contraddizioni generali della produzione capitalista.
Poiché l’accumulazione di capitale è al contempo la causa dell’espansione del sistema e la ragione del suo declino, la produzione capitalistica procede come un processo ciclico di espansione e contrazione. Queste due situazioni implicano condizioni sociali differenti e quindi reazioni differenti da parte sia del lavoro che del capitale. Per la precisione, la tendenza generale dello sviluppo capitalista implica la difficoltà crescente nell’evitare un periodo di contrazione per mezzo di un’ulteriore espansione di capitale, e così una tendenza verso il collasso del sistema. Ma non è possibile dire a che punto particolare del suo sviluppo il capitale si disintegrerà per l’oggettiva impossibilità di continuare il suo processo di accumulazione.
In linea di principio, ogni crisi prolungata e profonda potrebbe scatenare una situazione rivoluzionaria che potrebbe intensificare la lotta di classe fino al punto della sovversione del capitalismo –ammesso, ovviamente, che le condizioni oggettive portino avanti una prontezza soggettiva a cambiare i rapporti sociali di produzione. Nei primi movimenti marxisti, questa era vista come una possibilità realistica, dovuta al fatto di un crescente movimento socialista e dell’estensione della lotta di classe all’interno del sistema capitalista. Lo sviluppo di quest’ultimo era creduto essere parallelo allo sviluppo della coscienza di classe del proletariato, alla crescita delle organizzazioni della classe lavoratrice, e all’idea diffusa che vi era un’alternativa alla società capitalista.
La teoria e la pratica della lotta di classe erano viste come un fenomeno unitario, dovuto all’auto-espansione e alla connessa autolimitazione dello sviluppo capitalista. Si pensava che il crescente sfruttamento del lavoro e la progressiva polarizzazione della società in una piccola minoranza di sfruttatori e una vasta maggioranza di sfruttati avrebbe sollevato la coscienza di classe dei lavoratori e così la loro inclinazione rivoluzionaria nel distruggere il sistema capitalista.
Benché interrotto da periodi di crisi e di depressione il capitalismo è stato in grado di conservarsi fino ad ora per mezzo di una continua espansione del capitale e della sua estensione spaziale attraverso l’accelerazione della crescita della produttività del lavoro.

La dittatura del proletariato, che nasce dalla rivoluzione comunista, ha una funzione transitoria: mira all’estinzione dello Stato e alla creazione di una società comunista.
La mentalità antiutopistica di Marx lo spinge a non specificare in maniera dettagliata il volto concreto della nuova società, al cui riguardo il seguente passo, tratto dalla "Critica del programma di Gotha", è il documento più importante:
"In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione asservitrice degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto fra lavoro intellettuale e fisico; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita; ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo onnilaterale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti della ricchezza collettiva scorrono in tutta la loro pienezza, solo allora l’angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni".
Una parte consistente dell’opera di Marx è dedicata all’analisi della struttura economica della società capitalista. Tale analisi trova il momento più elevato di espressione ne' "Il Capitale".
Posta sotto analisi la merce si rivela dotata di un duplice valore: d'uso e di scambio. La merce ha infatti contemporaneamente un'esistenza naturale, in quanto mezzo di soddisfazione di un bisogno, e un'esistenza sociale che permette di scambiarla con altre merci e che deriva dalla quantità di lavoro socialmente necessaria per produrla, vale a dire dal tempo che in media è impiegato dal lavoratore per produrla.
Il valore di scambio è fondamentale nell'analisi del capitalismo, poiché dipende dal lavoro sociale in esso oggettivato, che risulta anch'esso sdoppiato come la merce: il lavoro si presenta infatti come azione concreta, ma dal punto di vista del valore di scambio quel che conta è il lavoro astratto, ovvero il tempo di lavoro astrattamente e mediamente necessario a produrre la merce. In tal modo il lavoro astratto è spogliato d'ogni caratteristica qualitativa e s'identifica unicamente come tempo di lavoro. Il valore della merce è dato dalla quantità di lavoro medio sociale necessaria per produrla.
Visto da questa prospettiva lo stesso processo di produzione si sdoppia, in quanto è insieme processo di lavorazione per produrre merci, e processo di valorizzazione attraverso cui il capitale si accresce. È questa duplicità una caratteristica insita della società capitalista, quindi non è universale. La borghesia unifica come una cosa sola questi due processi dichiarandone la loro universalità, mentre "il capitale non è una cosa, ma un rapporto sociale fra persone mediato da cose". Ciò significa che il capitale presuppone e crea una situazione in cui il nesso sociale fra gli individui si realizza attraverso il mercato e in cui i mezzi di produzione sono di proprietà di una singola classe, mentre la classe antagonista è in possesso solamente della propria forza lavoro.

Nel capitalismo il rapporto tra lavorazione e valorizzazione è di subordinazione della prima alla seconda e la funzione del lavoro concreto è di valorizzare il capitale, cioè "lavoro cristallizzato": "Non è l'operaio che utilizza i mezzi di produzione, ma sono i mezzi di produzione che utilizzano l'operaio". Nel capitalismo domina l'alienazione, il feticismo delle merci che appaiono alla coscienza come cose di per sé valorizzate. Ma alla coscienza sono nascosti i processi e i rapporti sociali della valorizzazione (cioè, lo sfruttamento della forza-lavoro). Avviene perciò una personificazione della cosa e una reificazione della persona.

Nei sistemi tradizionali il processo si scambio avviene secondo la successione: M => D => M, dove M è la merce e D è il denaro, si ha che la merce prodotta è venduta per ottenerne altra tramite il denaro
Nella società capitalista il fine della produzione non è il consumo, ma l’accumulazione di denaro: il capitalista investe una quantità di denaro D, per ottenerne un’altra, D’=D+p, maggiore della prima.
In aggiunta nel primo caso c'è una differenza qualitativa tra i due estremi, connessa dal comune valore di denaro, mentre nel secondo la differenza è quantitativa. Questa differenza costituisce il plusvalore. Il plusvalore non si realizza aumentando il prezzo della merce, perché il singolo guadagno sarebbe annullato da perdite altrui e ciò non giustificherebbe il generale aumento di capitale (accumulazione).

Ma da dove deriva p, il cosiddetto plusvalore, ovvero la quantità di denaro in più che si origina con la produzione?
La risposta è abbastanza semplice: dallo sfruttamento del lavoro operaio. L'origine di tale plusvalore va quindi cercata nell'ambito della produzione, più precisamente nell'acquisto della forza lavoro dell'operaio.
La forza lavoro essendo una merce, è anch'essa caratterizzata da un valore di scambio (pari al valore dei mezzi di sussistenza minimi necessari a riprodurla), e da uno d'uso; quest'ultimo, nell'operaio, è diverso dal normale valore d'uso delle altre merci, poiché la forza lavoro, una volta consumata, è in grado di produrre una quantità di lavoro, e quindi di valore, superiore a quello normale, valore misurato in tempo di lavoro. Praticamente questo significa che, poste determinate condizioni, l'operaio può ridurre il tempo di produzione lavorando più velocemente, cioè se per esempio la giornata lavorativa è di dieci ore e l'operaio impiega sei ore a riprodurre il valore dei mezzi di sussistenza, il capitalista estrae un plusvalore pari a quattro ore di pluslavoro. È questa la radice dello sfruttamento insito nel capitalismo.
Se il capitalista considerasse ogni singolo operaio in base alla sua naturale velocità di produzione e non come una macchina regolata unicamente dall'orario di lavoro, egli si troverebbe a subire una riduzione del plusvalore, e quindi non sarebbe logicamente motivato a farlo. Dallo sfruttamento, infatti, il capitalista ricava l'interesse, ovvero quel denaro in più in cui consiste propriamente il capitale in suo possesso.

"Il plusvalore discende quindi dal pluslavoro dell’operaio, e si identifica con l’insieme del valore da lui gratuitamente offerto al capitalista" 7.
Lo sfruttamento è una conseguenza diretta della proprietà privata dei mezzi di produzione, su cui si fonda la società capitalista.
La tematica dello sfruttamento è quella su cui più hanno insistito i movimenti operai, guidati dai partiti marxisti, assieme al problema dell’alienazione.
Marx intende per alienazione la situazione storica dell’operaio nella società capitalistica, in cui il salariato, per causa della proprietà privata, si trova:
  • scisso o separato sia rispetto al prodotto della sua attività (che appartiene al capitalista), sia rispetto alla sua attività stessa (che assume la forma di un lavoro costrittivo nel quale egli è reso strumento di fini estranei;
  • in uno stato di dipendenza rispetto ad una potenza (il capitale) che egli stesso produce con il proprio lavoro.
Se l’alienazione deriva dal regime di proprietà privata, la dis-alienazione si identifica, secondo Marx, con la sua abolizione, cioè con il comunismo.


12 commenti:

  1. Oh che bel ripasso stasera!!! :) Marx è stato un dei filosofi più interessanti che ho studiato...avevo anche letto "Il manifesto del partito comunista"...dovrei rileggerlo però!
    Aspetto le prossime puntate!

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  2. IRIS??? tutto bene? XD

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  3. @FruFru: Anche io lo trovo molto interessante e, purtroppo, non tanto facile da studiare!! Le prossime puntate arriveranno presto =D

    @Riccardo: Sisi, benissimo!! :)

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  4. Ciao Iris!! ^^ Interessante la citazione ke hai trovato, peccato k la gente possegga una mentalità troppo chiusa per capirla veramente... e sottolineo k so a ki mi sto riferendo!!! xD =P Massì, poco casino e più fatti. Tutti + felici :D

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  5. E' una citazione davvero piena di significato, ovviamente per chi riesce a capirla, come dici tu!! Infatti solo una volta compresa ti rendi veramente conto di quanto cazzo avesse ragione quel cervellone di Marx =D

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  6. bello davvero come post, molto profondo; peccato che "il popolo" in generale non ha capito e non capisce il pensiero di Marx perchè è sempre stato associato al comunismo "italiano" e al relativo partito...

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  7. Cioè?? Spiegati meglio... Vuoi dire che la gente ha sempre associato Marx e il suo pensiero al comunismo italiano?? Beh, poi dipende da cosa intendi per "comunismo italiano"...

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  8. per comunismo italiano intendo l'identificazione del partito proprio... pura politica cioè.

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  9. Si ok, solo che ci sono tanti partiti che si spacciano per comunisti quando il partito che si rifà veramente a Marx e al suo pensiero, il partito marxista-leninista è uno solo!

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  10. Vero! Marx è al di sopra della politica! :)

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  11. Oltre che in filosofica, meriti 30 in Economia... non so i tuoi studi o se è solo passione per Marx,ma devo dire che hai fatto un'ottima presentazione nella tua pirma puntata... una bell arinfrescata visto che sono passati vari anni dai miei esami universitari.
    Domandina:
    e se uno ha molti bisogni e poche capacità??
    ahah un problema! Quello che ha portato alla rovina il nostro sistema che è andato privilengiando i bisogni (anche se con questo non intendo dire averli soddisfatti in pieno) e non il merito (questo mai premiato ahimè)!
    Leggerò con attenzione le prossime puntate. ciao

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  12. Sarebbe un discorso un bel po' lunghetto e spero di riuscire, con i prossimi post, a chiarirti almeno qualche dubbio :)
    Premetto solo che la crisi odierna è una crisi di sovrabbondanza, ci sarebbe così tanta produzione da riuscire a soddisfare i bisogni di tutto il popolo mondiale... Adesso come ti spieghi che in Africa la gente muore ogni giorno di fame??? Semplice! Perché con il sistema capitalistico, in cui c'è questa mentalità di appropriarsi per se stesso più cose possibili, va tutto in mano a pochi (ricchi) e niente in mano a molti (poveri)... Solo che quei pochi hanno tanta abbondanza che poi non sanno cosa farsene, e quindi va buttata... quando basterebbe tutto per tutti, e quei poveri disgraziati dall'altra parte non morirebbero solo perché non hanno un pezzo di pane!!
    La citazione di Marx non è poi così difficile, sarebbe la cosa più giusta e scontata da fare... Solo che nessuno la fa!!

    P.S. Grazie mille per i complimenti, mi hai fatto arrossire ^__^ ...In teoria frequento l'università di Economia, quindi diciamo che si può definire affine a ciò che studio... Ma è nato tutto da quando ho avuto a che fare con Marx in filosofia al liceo, è partita come passione dai :)

    Un bacione

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