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giovedì 17 novembre 2011

"Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni" (Karl Marx) - IV PARTE

PERCHE' ABBATTERE IL SISTEMA CAPITALISTICO?

 Ciò che rivela delle contraddizioni a cui non è possibile far fronte e che non può in alcun modo essere salvato, va abbattuto, proprio come un corpo agonizzante privo di ogni speranza di salvezza. E come nel caso di una costruzione vacillante, non solo si ha la certezza matematica che cadrà, ma ci si deve anche adoperare affinchè crolli al più presto, in modo tale da sostituirla con un edificio solido e dalle fondamenta stabili. Così si presenta oggi il capitalismo agli occhi dei comunisti: come un edificio pericolante che non deve essere aggiustato (perché ha troppe contraddizioni) ma abbattuto, in modo tale da accelerare la sua caduta. Quali sono, dunque, le contraddizioni che viziano il sistema capitalistico? Marx ne individua parecchie, prima fra tutte la concorrenza. Il capitalismo, come è noto a tutti, si fonda sull’idea concorrenziale secondo cui ciascuno gode della possibilità di inserirsi sul mercato, di contrattare in assoluta libertà e di vincere la concorrenza tenendo i prezzi più bassi o offrendo merci più pregiate. E tuttavia, se letta in trasparenza, la storia insegna che la concorrenza stessa, per sua inclinazione naturale, tende a ridursi sempre più, fino a sfociare nell’oligopolio o, nel peggiore dei casi, nel monopolio. Questo avviene grazie ad accordi, a truffe, a raggiri che portano all’eliminazione delle parti deboli e all’affermarsi sempre maggiore delle grandi aziende, che si accordano tra loro per rimuovere dal mercato i concorrenti. Ne consegue che, paradossalmente, vien meno la concorrenza, ossigeno del capitalismo: per un assurdo meccanismo, la logica capitalistica, imperniata appunto sul sistema concorrenziale, nega se stessa, capovolgendosi in oligopolismo, ovvero negazione della concorrenza. Alla domanda “dove porta la concorrenza?” si può tranquillamente rispondere: alla negazione della concorrenza. Un’altra insuperabile contraddizione che inquina il sistema capitalistico consiste nel fatto che, a partire dalla nascita delle industrie con l’avvento della rivoluzione industriale, il lavoro in fabbrica è diventato sempre più, con il passare degli anni, cooperativistico, mentre il frutto di tale lavoro è diventato in misura via via crescente proprietà privatistica: come a dire che, nel sistema capitalistico, sono sempre in di più a produrre, attraverso forme di collaborazione, ma il frutto di tale lavoro è appannaggio di sempre meno individui privilegiati. Ciò implica che si apra sempre più la forbice tra modo di produzione e distribuzione della ricchezza: Marx dice testualmente, nel “Manifesto del partito comunista, che nella società capitalistica, man mano che passa il tempo, “ chi lavora non guadagna e chi guadagna non lavora ”, e questa contraddizione lampante dovrà portare, nella prospettiva marxista, all’abbattimento del sistema capitalistico, rigurgitante di una miriade di errori. Spostiamo ora la nostra attenzione su come vivono gli operai il capitalismo:
secondo Marx, strenuo difensore del materialismo, non c’è nulla che meglio del lavoro realizzi l’essenza umana. Grazie ad esso, l’uomo trasforma la natura, imprime su di essa il proprio suggello, scavalca materialmente quella distinzione tra soggetto e oggetto superata solo idealmente da Hegel, domina la natura e la soggioga ai suoi interessi. Ne dovrebbe conseguire, stando le cose in questi termini, che l’operaio si trova in una situazione privilegiata, poiché trascorre quasi tutta la giornata al lavoro. Ma non ogni forma di lavoro realizza l’essenza umana; più precisamente, il lavoro inquadrato nella struttura dello sfruttamento capitalistico non solo non realizza l’essenza umana dell’operaio, ma anzi la mortifica. Infatti, l’operaio non concepisce più il lavoro come uno strumento per dominare la natura, ma, viceversa, come uno strumento con cui la natura lo domina: egli non è libero di appropriarsi del frutto del suo lavoro, che gli viene brutalmente strappato, sicchè arriva a concepirlo come un mostro a lui avverso, come un feticcio. E poi, non potendo più trovare la propria realizzazione nel lavoro, l’operaio la cerca altrove: nell’alcol e nella prostituzione, ovvero nelle sue funzioni più bestiali e disumane, cosicchè “ il bestiale diventa l'umano e l'umano il bestiale ” (Marx, “Manoscritti economico-filosofici del 1844”). Con l’avvento delle macchine, poi, gli sono richieste competenze sempre minori e più dequalificate, tant’è che con la catena di montaggio si riduce a dover compiere singoli passaggi automatici che, oltre a rendergli insostenibilmente tedioso il lavoro, lo abbruttiscono perfino: l’operaio diventa un accessorio della macchina, quasi un suo prolungamento. Se ne conclude che: “ il lavoro alienato [=sottratto all’operaio] 1) aliena all'uomo la natura ; 2) aliena all'uomo se stesso, la sua attiva funzione, la sua attività vitale, aliena così all'uomo il genere; (---) il lavoro alienato fa dunque 3) della specifica essenza dell'uomo, tanto della natura che dello spirituale potere di genere, un'essenza a lui estranea, il mezzo della sua individuale esistenza; estrania all'uomo il suo proprio corpo, come la natura di fuori, come il suo spirituale essere, la sua umana essenza; 4) che un'immediata conseguenza, del fatto che l'uomo è estraniato dal prodotto del suo lavoro, dalla sua attività vitale, dalla sua specifica essenza, è lo straniarsi dell'uomo dall'uomo. Quando l'uomo sta di fronte a se stesso, gli sta di fronte l'altro uomo. ” Un altro fattore che inficia il sistema capitalistico e che, secondo le previsioni marxiste, lo porterà inevitabilmente a crollare consiste in quella che Marx definisce, con un’espressione divenuta celebre, “legge della caduta tendenziale del saggio di profitto”. Per non soccombere alla concorrenza, il capitalista deve investire in misura crescente il profitto ricavato in macchinari, ovvero in capitale costante, e per non diminuire i propri profitti deve cercare di tenere sempre più basso il capitale variabile (gli stipendi). Ciononostante, Marx é convinto dell'esistenza di una legge tendenziale di caduta del saggio di profitto , con la conseguente progressiva concentrazione del capitale in poche mani. E questo, a sua volta, forma un binomio indisgiungibile con l' immiserimento crescente degli operai : con l'avvento delle macchine, che possono sostituire il lavoro di molti operai, aumentano i disoccupati e, quindi, anche l'offerta di forza-lavoro sul mercato, cosicchè anche per questo aspetto i salari tendono a diminuire: aumenta la povertà e il numero dei disoccupati, di conseguenza il capitalista può tenere più bassi i prezzi dei salari e guadagnarci di più. In questa situazione si genera la massima contraddizione tra il carattere privato della proprietà dei mezzi di produzione e il carattere sociale sempre più rilevato della produzione, tra lo sviluppo delle forze produttive (il proletariato) e il numero sempre più ristretto di capitalisti: e Marx può affermare che “ la produzione capitalistica genera essa stessa, con l'inevitabilità di un processo naturale, la propria negazione ”. Infine, sull’inadeguatezza del sistema di produzione capitalistico, si possono ricordare le due crisi economiche che l’hanno travolto, rispettivamente, negli anni ’70 dell’Ottocento (“grande depressione”) e nel 1929: a differenza di tutte le altre crisi che si erano precedentemente verificate nella storia, le due poc’anzi citate sono state generate non dalla sottoproduzione ma, viceversa, dalla sovrapproduzione che caratterizza il sistema capitalistico. Il che vuol dire che la loro causa scatenante non è rintracciabile nella carenza di prodotti, ma nella loro sovrabbondanza, per via della quale non li si riesce a smerciare; e questo avviene anche in virtù del fatto che i produttori, per non essere travolti dal turbine della concorrenza, si vedono costretti a tenere sempre più bassi gli stipendi, cosicchè gli operai non possono acquistare i prodotti del sistema capitalistico: e questi ultimi si depositano invenduti nei magazzini. Per far fronte all’eccessiva produzione, non resta altro da fare che licenziare una nutrita schiera di operai affinchè cali la produttività e tutto torni alla normalità. Ma gli operai che si vedono privati del loro lavoro muoiono letteralmente di fame, poiché, se in una situazione campagnola, dove abbondano i campi e vi è un’esosità di prodotti agricoli, ci si può in qualche modo arrangiare, la città, dal canto suo, non perdona. Sintetizzando molto, il succo delle due crisi è che, per non soccombere alla concorrenza, si cerca di produrre il più possibile e ai costi più bassi e per fare questo si ricorre sempre più alle macchine, lasciando a casa parecchi operai e quelli che conservano il loro posto li si remunera sempre più scarsamente, con la paradossale conseguenza che non vi sono più acquirenti: la povertà è così generata dalla ricchezza o, se preferiamo, dal sistema capitalistico. Queste due crisi tipicamente “moderne”, divampate con una violenza senza precedenti, mettono, fra le altre cose, in luce l’illusorietà di quelle tesi propugnate dai liberisti, tesi secondo le quali ciascuno, perseguendo il proprio interesse privato, sta in realtà perseguendo gli interessi di tutti: il perseguimento dei propri interessi da parte dei singoli capitalisti ha invece portato ad un immiserimento crescente per il resto della società. Da queste considerazioni si evince la necessità di sancire la fine del capitalismo e dei suoi orrori e di sostituirlo con il comunismo: e non è un caso che, proprio mentre in America e nell’Europa capitalistica, dilagava la crisi del ’29, nell’Unione Sovietica si verificava un irresistibile sviluppo economico dovuto in buona parte all’isolamento di quel Paese dall’economia mondiale e ai processi di industrializzazione forzata che vi erano stati avviati. Da tutte queste considerazioni, possiamo evincere la necessità di abbattere il sistema capitalistico, tanto più che, come dice Marx nel “Manifesto”, con parole vibranti, “ i proletari non hanno da perdervi altro che le proprie catene. Da guadagnare hanno un mondo. 

5 commenti:

  1. Alcuni meccanismi sono da rivedere sicuramente.

    Un bacione cara

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  2. Iris, una cosa che non ti ho ancora chiesto;
    ci stai facendo la tesi? :)

    @Kylie,
    il problema è che certe cose non le accetteremmo...
    come idee però non sono del tutto sbagliate :)

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  3. No, magari :) E' ancora un po' presto per la tesi!! E' solo un argomento che mi interessa molto =)

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  4. In occasione del primo compleanno del mio blog, Divina ti invitata a partecipare ogni domenica alle speciali vetrine dello shopping e all'evento: cosa comprereste con una carta di credito da..." ti ringrazio fin da ora per la tua collaborazione soprattutto se mi farai pubblicità esponendo "la mia carta di credito con il link nella tua home page o in un post grazie!http://divinabagandbijoux.blogspot.com/2011/11/speciale-cosa-comprereste-con-una-carta.html

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  5. ciao, ho citato il tuo blog nel gioco "7 link project", se ti va passa da me per vedere di cosa si tratta!
    lacacciatricedistelle.blogspot.com

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E tu che ne pensi??

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