PERCHE' ABBATTERE IL SISTEMA CAPITALISTICO?
Ciò che rivela delle
contraddizioni a cui non è possibile far fronte e che non può in alcun modo
essere salvato, va abbattuto, proprio come un corpo agonizzante privo di ogni
speranza di salvezza. E come nel caso di una costruzione vacillante, non solo
si ha la certezza matematica che cadrà, ma ci si deve anche adoperare affinchè
crolli al più presto, in modo tale da sostituirla con un edificio solido e
dalle fondamenta stabili. Così si presenta oggi il capitalismo agli occhi dei
comunisti: come un edificio pericolante che non deve essere aggiustato (perché
ha troppe contraddizioni) ma abbattuto, in modo tale da accelerare la sua
caduta. Quali sono, dunque, le contraddizioni che viziano il sistema
capitalistico? Marx ne individua parecchie, prima fra tutte la concorrenza. Il
capitalismo, come è noto a tutti, si fonda sull’idea concorrenziale secondo cui
ciascuno gode della possibilità di inserirsi sul mercato, di contrattare in
assoluta libertà e di vincere la concorrenza tenendo i prezzi più bassi o
offrendo merci più pregiate. E tuttavia, se letta in trasparenza, la storia
insegna che la concorrenza stessa, per sua inclinazione naturale, tende a
ridursi sempre più, fino a sfociare nell’oligopolio o, nel peggiore dei casi,
nel monopolio. Questo avviene grazie ad accordi, a truffe, a raggiri che
portano all’eliminazione delle parti deboli e all’affermarsi sempre maggiore
delle grandi aziende, che si accordano tra loro per rimuovere dal mercato i
concorrenti. Ne consegue che, paradossalmente, vien meno la concorrenza,
ossigeno del capitalismo: per un assurdo meccanismo, la logica capitalistica,
imperniata appunto sul sistema concorrenziale, nega se stessa, capovolgendosi in
oligopolismo, ovvero negazione della concorrenza. Alla domanda “dove porta la
concorrenza?” si può tranquillamente rispondere: alla negazione della
concorrenza. Un’altra insuperabile contraddizione che inquina il sistema
capitalistico consiste nel fatto che, a partire dalla nascita delle industrie
con l’avvento della rivoluzione industriale, il lavoro in fabbrica è diventato
sempre più, con il passare degli anni, cooperativistico, mentre il frutto di
tale lavoro è diventato in misura via via crescente proprietà privatistica:
come a dire che, nel sistema capitalistico, sono sempre in di più a produrre,
attraverso forme di collaborazione, ma il frutto di tale lavoro è appannaggio
di sempre meno individui privilegiati. Ciò implica che si apra sempre più la forbice
tra modo di produzione e distribuzione della ricchezza: Marx dice testualmente,
nel “Manifesto del partito comunista, che nella società capitalistica, man mano
che passa il tempo, “ chi lavora non guadagna e chi guadagna non lavora ”, e questa contraddizione lampante dovrà
portare, nella prospettiva marxista, all’abbattimento del sistema
capitalistico, rigurgitante di una miriade di errori. Spostiamo ora la nostra
attenzione su come vivono gli operai il capitalismo: